martedì 14 giugno 2022

 Il Paradiso Perduto 

Teatro la Ribalta



Questo nuovo, stupendo spettacolo del Teatro La Ribalta si apre in una 

dimensione surreale, il pubblico viene accolto in un ambiente 

senza tempo, fumoso ed oscurantista come lo erano gli anni 

in cui Mary Shelley scriveva il suo Frankenstein. 

Il pubblico si siede sui gradoni del teatro ed entra piano piano

nel presagio della tragedia che verrà agita in scena dagli attori .

In una specie di visione onirica si celebra la nascita  di nuove piccole

vite perfette che però si sa sono purtroppo destinate tutte alla morte . 

Ma se un uomo osasse prendere i panni del Creatore

e si cimentasse nella costruzione di una creatura  immortale ?

Il dottor Frankenstein cuce insieme i pezzi di un'idea pazzesca e

e quello che ne esce è una creatura sì, ma spaventosa e imperfetta.

Inaspettatamente umana però anche nell'anima, con sentimenti e desideri. 

Paura e rabbia.

Lo chiamano mostro, è il compendio di tutti i mali del mondo e li rappresenta

in ogni sua cicatrice o difetto. Un Cristo al contrario che non si fa carico 

dei peccati  del mondo anzi li mette in evidenza . E' tutto ciò che di sbagliato 

esiste nel genere umano. Uno specchio senza pietà per chi lo guarda e

si riflette.  Ed è innocente.

" Gli uomini nascono puri.. Il dolore li cambia …Dio non c'entra…" 

dice l'uomo cieco che lo accoglie, l'unico che non potendo vedere le sue 

imperfezioni non se ne spaventa e prova pietà per lui . 

Ma il destino è inesorabile anche per chi è stato creato per superare i limiti  

della stessa vita. La Creatura che non ha chiesto di nascere, morirà e 

con lei il sogno di poter rubare il fuoco eterno della Vita agli dei . 

Morirà uccisa dalla paura degli altri e dal dolore immenso di non essere

amata da nessuno. 

In scena un gruppo di attori formidabili, intensi.  Capaci di alzare il livello 

delle emozioni e di tenere il pubblico in alto, come sospeso nei fumi di un

mondo distopico e surreale . In fondo poi non così diverso da quello che 

troverà una volta uscito dal teatro .  


giovedì 5 maggio 2022

Il sapere femminile

Non ho avuto una figlia, ma ho avuto un figlio.

Mi sarebbe piaciuto veder scorrere nella generazione dopo di me quella gran ricchezza che sono i saperi  femminili. Il modo stesso di stare al mondo delle donne, aldilà delle condizioni sociali e culturali .   L'insieme di tutte le arti, le conoscenze e le attitudini che caratterizzano l'esperienza delle donne di una famiglia e che vengono in dono da una generazione all'altra.

Quando ero una ragazzina guardavo con curiosità e piacere mia nonna fare tante cose e spiegarmele con la naturalezza delle donne del suo tempo che nella vita avevano accumulato esperienza e sapere. Tutto quello che faceva era regolato da ritmi e tempi scanditi dall'esperienza, la sua vita era regolata dal suo stesso operare. Era apparentemente una donna semplice, senza grande cultura, ma aveva in sé alcune sfumature di temperamento che tradivano un'inquietudine strana, un riflesso di luce che mi attraeva .  Allora non pensavo che anche soltanto guardarla mentre stirava le camicie del nonno e le lenzuola con il ferro scaldato sulla stufa a  legna, mi avrebbe lasciato per sempre un  ricordo legato ai suoi movimenti lenti e precisi e al profumo del cotone che si stendeva sotto il calore ed il peso del ferro caldo. Lego questo ricordo all' insieme delle mie  memorie olfattive.  Seguivo il suo lavoro in silenzio come fosse una meditazione e mi sentivo al sicuro, in un heritage di cui facevo parte .   Da lei ho imparato molto, soprattutto ho capito la sua pazienza, anche se non sono mai riuscita a praticarla del tutto a causa  della mia natura più ribelle ed ostinata che a ben guardare  apparteneva anche a lei, ma senza esserne preda.

Mia madre invece era diversa, lavorava fuori casa, in ufficio, sapeva fare tante cose ed era una persona terribilmente attratta dalle novità.    Per esempio quando cucinava,  le piaceva sperimentava cibi nuovi che ci propinava senza misericordia e macchinari da cucina di ultimo grido che comprava in continuazione.  Nonostante abbia quasi sempre lavorato fuori casa, ha  cucito i miei vestiti fino a quando abbiamo realizzato che costava meno comprarli, negli anni ottanta . Dopo una certa età si è interessata alla tecnologia che stava prendendo piede, ha fatto dei corsi per usare il computer che ha cominciato ad usare sul lavoro ed a casa. E' stata lei che mi ha battuto la tesi di laurea su un pc dell'epoca . La mia tesi è ancora su dei floppy disc.  Era una donna molto attiva, nel tempo libero andava a camminare in montagna, faceva ginnastica in palestra, ma ha anche fatto lavori al telaio, tappeti, uncinetto e maglia. Da giovane era una sportiva ed ha tentato più volte di spingermi a fare dello sport, senza grandi risultati.   Non riusciva proprio a stare con le mani in mano, donna impegnata nel sociale, madre a volte severa, da lei ho imparato anche che dietro la smania di fare c'è spesso una nevrosi.   Al tempo, quando mi costringeva a darle una mano nei lavori artigianali che intraprendeva togliendomi al sublime piacere di leggere un libro, io ero davvero infastidita.  Mi rendo conto ora che so organizzarmi  bene nelle cose pratiche  perché lei con me ha parecchio insistito sul fatto che " una donna deve saper fare tutto "  e questo oltre  alla temperanza di mia nonna che porto nel mio bagaglio di cose ereditate, mi è servito molto.

Io sono diversa e uguale a tutte due loro, più meditativa perché amo la compagnia di un libro o anche semplicemente osservare la natura, a volte mi perdo dietro ad un pensiero  come dietro ad una nuvola.  Non sono a tutt'oggi per niente interessata allo sport  di alcun genere.  Coltivo gli interessi che mi riguardano e la mia innata malinconia esattamente come le piante del mio terrazzo .  Convinta che nella ritualità di certi gesti ci sia della sacralità, questo mi accende dentro la luce necessaria per affrontare un mondo che trovo sempre più ostile ad anime dotate di maggiore sensibilità.    Alla ricerca di un equilibrio tra un presente impegnativo, un passato che visto dall'oggi, sembrava più felice ed un futuro poco accogliente, nebbioso ed impermeabile avanzo in questi anni sperimentando il lato buono della solitudine.  Sono legata a doppio filo alle donne che mi hanno preceduta, come in una catena di mani legate che mi danno la sensazione di essere un tutt'uno. Attraversare il tempo, quello che mi è stato destinato, con un'eredità di esperienze raccolte durante il cammino è tanto, avrei voluto poter passare anch'io qualcosa in questo modo.

I passaggi del sapere femminile sono legati a dei rituali, mi consola il fatto che non riguardano solo una linea generazionale, ma simbolicamente si estendono alle donne in generale ed oggi anche a quegli uomini, figli delle loro madri, che desiderano  alimentare il loro lato femminile senza troppe paure. 

Non penso sia la stessa cosa perché donne e uomini sono diversamente predisposti alla vita, ma il filo che ci  lega alle nostre madri e resiste nel tempo ha a che fare con la vera intima essenza divina dell'essere femminile . Con tutti i misteri e le specificità che questo comporta.            

In un'epoca che definire fluida è riduttivo, questa disamina potrebbe   sembrare   fuori luogo,  ma io credo che invece sia necessario accedere a tutti i  "significanti" senza perdere di vista le antiche strade .   La simbologia della Madre attraversa il mondo e la storia, l'estetizzazione forzata e le generalizzazioni del mondo in cui viviamo non ci lasceranno alcun retaggio, temo.


domenica 10 aprile 2022

Vento

E' bello osservare come la luce di aprile a volte cambi anche la percezione 

dello spazio intorno, non solo dei colori. Si percepisce una dilatazione, 

un più ampio respiro.   Soprattutto in una giornata così ventosa.

Come se le cose assumessero terze dimensioni dimenticate durante i giorni 

fermi e umidi, dal tempo dell'attesa si passa velocemente al tempo dell'accadere.

Oggi  l'aria è davvero tersa, per strada volano oggetti che poi ricadono 

ammucchiati dalla scopa di questo Vento bambino.

Raffiche improvvise, riempiono i marciapiedi  di oggetti perduti o buttati, ma quanta 

robaccia c'era sulla strada ?    

La polvere prende vita, si alza in volo  dal selciato e mulinella in giro. I passanti hanno   

i capelli ritti sulla testa o sbattuti sul viso per i dispetti di quello spiritello maleducato.

E non gli basta aver fatto volare i vestiti e i cartoni vuoti  dai banchi del mercato 

di piazzale Lagosta che oggi non hanno nemmeno i tendoni, corre

a perdifiato tra le bancarelle, cade un momento e poi riparte più veloce .

Tra uno spolverìo e l'altro questo Vento turbolento passa invisibile tra la gente che 

però non sembra infastidita anzi qualche sorriso compare qua e là nella confusione 

di cose e persone. E' divertente vedere cosa combina.

Il Vento  spazza via l'energia negativa che serpeggia tra la gente in 

questo tempo malsano, la  raccoglie ne fa cartaccia e la sospinge via.

Ho comprato una gonna leggera, prima che volasse via.

Respiro  l'aria di questa città che oggi profuma di buono.

Ma il vento impazza anche dentro di me che apro volentieri le finestre della mia 

personale sensibilità per farlo entrare . Mi distrae e così per un momento

riesco a  sorridere di quel che sentivo come un peso.

Oggi sperimento la solitudine come una terapia necessaria che può far male a tratti, 

ma è un ottimo modo di far ordine dentro di sé. 

Mi fermo a bere un caffè, in pace.  Fuori la  vetrata del bar, l'aria corre e 

continua a smuovere cose e persone.

Canticchio una canzone sottovoce mentre cammino verso casa i pensieri pesanti

li ho già persi per strada. 

Oggi c'è Vento …


martedì 5 aprile 2022

Il Cortile

Con la luce di un tardo pomeriggio di aprile, mentre sto attraversando il prato del giardino condominiale della casa per raggiungere il garage, un gioco di luci riflesso dai vetri di una finestra mi riporta indietro nel tempo e lontano da qui…

Sono nel cortile della casa di una piccola città, quella  dove sono cresciuta, è pieno di bambini che giocano a rincorrersi tra alberi e macchine parcheggiate.  Si gioca con il bordo del marciapiede che fa "Andus" cioè " Casa " e quindi ti salva, quando non hai più fiato per correre e ridere, da chi cerca di prenderti. La luce di quel cortile che di pomeriggio non aveva  più sole, era fatta dei riflessi provenienti dai vetri  del caseggiato che sembravano vivere una vita propria e inondavano il selciato di schegge di luce. Ma noi bambini sudati e presi dal gioco eravamo  più interessati ai profumi che uscivano dalle finestre soprattutto verso l'ora di cena. Odori di cucina semplice, ma che faceva venire l'acquolina in bocca.  Assieme all'odore del ragù o dell'arrosto c'era anche altro, che ora mi evoca un'ondata di ricordi, l'insieme dei profumi della terra, delle piante in boccio, dell'aria che comincia a scaldarsi in aprile e sa di buono. Colori e odori che saltano fuori con chiarezza da qualche angolo di memoria e ricordo quel periodo della mia vita, lontano adesso ma vivido nelle sensazioni. L'infanzia si vive di corsa, ma mentre la vivi sembra eterna, senza coscienza del mutare delle cose assomiglia alla primavera, una continua trasformazione. 

Quel  cortile era il luogo dei giochi  giocati davvero, non troppo lontano dagli occhi degli adulti, ma abbastanza per sentirsi liberi, il luogo dove nascevano le prime amicizie tra pari dove si poteva bere la felicità a piccoli sorsi o tutto d'un fiato  perché usciva fresca dalla fontanella .



domenica 25 luglio 2021

TI ricordi ?

 Mi guarda e sorride , con un sorriso dolce un po' spaesato forse…  Certo sa chi sono io, ma il tempo e il luogo non le appartengono più .  Vive il suo tempo di pensieri e parole con un distacco nuovo ed innocente dalla realtà. Certe persone invecchiando assomigliano ai bambini, hanno esigenze semplici e respirano il presente come se lo succhiassero con una cannuccia. La vita alla fine del suo percorso diventa una madre, un seno da cui succhiare ancora altra vita .

Mia madre ha perso memoria di tante cose che scappano via come se fossero su di un nastro trasportatore, le vede per un po' e poi basta , scompaiono . Questo la ha alleggerita da tutti quei pensieri che prima la appesantivano, formalismi, doveri e preoccupazioni . Un salto nel vuoto , forse all'inizio un po' di smarrimento e poi, mano a mano che la coscienza di sé e del mondo si sfaldava, le arrivava addosso una calma estranea . Come vivere un viaggio in astronave , allontanandosi dal tempo terrestre. Sta seduta vicino ad una finestra. Entro e la cerco con gli occhi , la vedo e penso che le voglio tutto il bene del mondo, anche se non sa che a volte mi ha ferito talmente profondamente da lasciarne i segni dentro di me. Allo stesso tempo è stata una mamma amorevole e presente, ma diversa da me in modo assoluto. 

Nello stesso istante avverto e ricordo i solchi lasciati da vecchi conflitti in cui ho combattuto da sola  le mie fiere battaglie di figlia . Senza che lei nemmeno se ne accorgesse, ho difeso strenuamente la differenza  tra lei e me , con  contorno di lacrime e delusione .  Non che mia madre non amasse me e mio fratello anzi , ma eravamo dei bambini e negli anni '60 i bambini erano appunto " solo" bambini . Eravamo tanti baby boomers e ci tenevano dentro recinti di regole famigliari, zie e nonni oltre ai genitori. Non si stava male, ma l'orizzonte era quello. Noi bambini non eravamo soggetti sociali, come ora, i nostri genitori dovevano crescerci meglio che potevano  e con quello che avevano a disposizione . Merende, giochi liberi in  cortile, castighi e minacce di finire in un fantomatico collegio se non ci comportavamo bene. C'erano anche libertà di giocare con cose semplici e nonni compiacenti, ma meno attenzione e confidenza con gli adulti di famiglia . 

Mia madre aveva un profumo, che ho ravvisato per anni e poi ho perso . La persona che ho amato e detestato di più  durante l'adolescenza , vent'anni di differenza . Pretendevo da lei una speciale stima nei miei confronti che non sempre arrivava  e allora inventavo storie per incuriosirla e convincerla a prestarmi più attenzione .   Quando andavo alle medie tornavo da scuola e le raccontavo storie comiche, mi piaceva vederla ridere . Attribuivo le battute ad un compagno di classe un po' buffo, ma le storielle le inventavo io e ridevamo un sacco . Non le ho mai confessato la verità .   Ridere allentava la tensione che c'era anche troppo spesso a casa a causa di mio padre . Alternava  delle ire furiose a momenti più tranquilli in cui ci leggeva libri di avventure . Stavamo in pace solo quando se ne andava al lavoro, la mamma era una sponda sicura e più equilibrata . E' stato faticoso crescere con una persona malata di nervi, anche per lei. 

Infatti ora che mio padre è morto da anni e lei ha chiuso le porte dei ricordi, ha tolto da casa le sue foto e dice di non ricordarlo più così bene … la verità è che lui l'amava molto a suo modo, anche più di quanto amasse noi figli, ma lei quando ha capito con chi aveva a che fare ha staccato la spina dei sentimenti nei suoi confronti . E' stata una buona moglie e basta . Non erano compagni di vita .

 Ha dato ad altri la sua anima avida di cose nuove e di partecipazione . Nel proseguire dell'esistenza non cresciamo tutti allo stesso modo .

Mio padre era forse schiavo di clichè legati al virilismo e legava il suo agire nel mondo alla paura di non essere abbastanza uomo, questo lo rendeva a volte odioso e stupido. Ma la sua anima più leggera e malinconica veleggiava invece nel mare della poesia . Ascoltava musica operistica e si commoveva da solo chiuso in salotto . Leggeva libri d'autore e scriveva  belle poesie d'amore in forma di sonetti . 

Io sono la sua memoria e le conservo gelosamente a casa mia . 

 I genitori scrivono la loro storia nei geni dati e nei segni che lasciano nell'anima dei loro figli .


domenica 11 luglio 2021

Poesia

Tempo
alla ricerca
della giusta dimensione
muovendosi 
come pazzi, 
agitandosi per le strade
o seduti a braccia incrociate
ad aspettare qualcosa 
che deve 
sempre
ancora arrivare.

Tempo
senza capire che
è  Desiderio .
Forse dovremmo solo
volere
così tanto,
da venirne afferrati...
e scivolare via 
come palline di vetro
in discesa.
Disperati, a volte felici
liberi per vocazione,
con il fiato corto
correndo per riuscire
a catturarlo.

Desiderio, che
a volte
ci  sta dietro, 
a braccia protese
per prenderci al volo
con la speranza,
proprio prima
di una  caduta.

Desiderio di 
un tempo nuovo
dove posare lo sguardo.
Inquieto  indecifrabile
irresistibile 
tempo
del futuro .

domenica 4 luglio 2021

La casa dell'infanzia

 Era una casa del Comune una palazzina di quattro piani, insieme ad altre uguali messe a schiera, pianterreno all'esterno ricoperto di pietre di granito di forma quadrata a disegnarne la base, in perfetto stile altoatesino. Tra l'una e l'altra giardini fatti di prati e cespugli, stradine e panchine, la buca della sabbia dove si giocava da piccoli. Salici ombrosi e noccioli pieni di frutti d'estate e piante di agrifoglio colmi di bacche rosse d'inverno. 

Da una parte era affacciata su una piazza tonda, dedicata a Matteotti, dall'altra delimitata da un parco che nei miei ricordi é ancora tutto intero, pieno di giochi d'acqua , cascatelle , canali e ponticelli, altalene , castelli di ferro colorato per giocare a chi arriva per primo in cima . Poi un grande prato ed in fondo un immenso e spaventoso drago rosso fatto di ferro e scivoli con due occhi enormi ed una lingua rossa. Per salirci, dato che non volevo passare per una fifona, tenevo gli occhi semichiusi fino a che non ero arrivata in cima e poi cercavo sempre di scendere dalla parte della coda , perchèé l'idea di scendere sulla lingua del Drago Rosso mi inquietava.

 Il parco costeggiava i binari della ferrovia e poi oltre c'era  il fiume, l'impetuoso Isarco, ma da quella parte era chiuso da alte reti di metallo . 

Dalla parte delle case invece la rete era meno alta e c'erano dei cancelli che tutte le sere il guardiano del parco chiudeva diligentemente.

 Era un uomo severo e sempre con la divisa del Comune, a me sembrava un carabiniere.   Non era cattivo, ma a noi bambini incuteva timore perché non parlava ,ma comunicava con delle occhiate fulminanti.     Alla sera il parco veniva chiuso e  tutti a casa   

La nostra  era piccola di dimensioni,  ma a me piaceva tanto. Mia mamma la manteneva sempre in ordine e la luce del mattino la inondava . I fiori che lei aveva messo alle finestre la rendevano accogliente. Io ero una bambina e tendevo ad essere felice anche se c'erano problemi in famiglia .

Mi ha sempre aiutato tanto il sapermi concentrare su di un particolare , anche i cerchi che le gocce di pioggia creano nelle pozzanghere, per "entrare nello specchio " e viaggiare con la fantasia nell'altro mondo .

domenica 27 giugno 2021

 Abbiamo  un'idea vaga di cosa ci farebbe felici.  

 E a dirla tutta anche quella non sembra essere sempre legata alla nostra intima essenza, perché poi qualcuno o qualcosa ci può intralciare  e in qualche modo costringere a deviare dalla  lucente strada maestra,  verso le strette e oscure vie dello scontento . Cioè esattamente dove non volevamo finire.

 La felicità è una chimera e chi la insegue non ha capito nulla , bisogna starle davanti e ogni tanto lasciarsi raggiungere .

Alcune coltivano una caparbia ostinazione nell'errore di valutazione . Ma tante sono le cose che vivendo ci rendiamo conto di aver trascurato e che forse sarebbero state fondamentali per essere meno Cenerentola e più Alice .

 Per la verità in una vita siamo infinite volte l'una e l'altra, ma quando Cenerentola ha il predominio arrivano i guai. Ci relega in una condizione di aspettative da una parte e dall'altra ci condiziona alla volontà altrui attraverso giochi di potere legati alla seduzione. Desideriamo essere di qualcuno, perché Cenerentola rivela se stessa al mondo soltanto sposando il principe .                                              

Alice invece cade da sola dentro un buco, si affida ai suoi fantasmi e ne esce , ma poi decide di attraversare lo specchio. Sceglie come e se rivelarsi al mondo .

Arrivare a capire davvero tutte  le possibilità del potenziale umano di cui siamo fatte è difficile  perché l'analisi si declina nei termini dell'educazione ricevuta, che varia nelle generazioni, e nelle categorie del calderone culturale e religioso in cui siamo cresciute.  L'unica alternativa spesso è la fuga.  

Scappiamo da madri tiranne o troppo comprensive, da famiglie in cui ci sentiamo "diverse" e poi da relazioni complicate o troppo semplici, ci fermiamo solo davanti ai figli, ma anche lì non per sempre .

L'inquietudine che sia ormonale o esistenziale pulsa  nelle donne tutta la vita, è quello che gli uomini chiamano forse "instabilità o insicurezza femminile" ed è anche quello che li spaventa . Non capiscono che l'essenza femminile è mobile come l'acqua di una sorgente e anche quando sembra controllata esteriormente, si muove e corre attraverso i vasi  ed è la nostra bella differenza. 

Le donne sono fluide e adattabili, se la corrente è calma prendono la forma di ciò che le contiene e quando la pressione è più forte rompono gli argini . Ma la maggior parte delle donne, anche le più volitive o agitate stanno lunghi periodi dentro ciò che le contiene e lo fanno per amore . L'amore è  forza naturale e come tale può avere momenti devastanti ed essere altrimenti  come l'essenza stessa del vivere. 

Come per la felicità anche l'amore dovrebbe starci dietro, non è un fine ultimo ,è il mezzo con cui guardare al mondo . Ci raggiunge quando rallentiamo .

Il mondo di misteri e risorse che ci appartiene lo condividiamo con gli altri tutti i giorni , anche senza rendercene conto, ma è nell'amicizia tra donne, simili, che troviamo spesso conforto e anche alcune scintille di gioia pura.



giovedì 17 giugno 2021

Recensione : "Un peepshow per Cenerentola "

 All'inizio è la forza della voce dell' imbonitore androgino che accoglie il pubblico, l'energia dei corpi che si muovono  nella  musica che rappresenta forse il respiro interiore di ogni personaggio, dentro quello spazio scenico geniale che è il Peep Show.                                    E già sei presa, catturata e felicemente curiosa .  

In scena la più classica tra le storie di illusione, dove Bellezza è merce di scambio per una desiderata visibilità . C'è un principe, figura mitica, che cerca moglie tra impossibili principesse disposte a lottare tra loro ed usare tutti i mezzi della seduzione per ottenere il suo sguardo. 

Essere scelta è  una metafora nella vita di molte donne, il compromesso, la vendita della propria identità, all'interno del fantomatico Peep Show come una strada da percorrere per essere visibili, la sua rappresentazione.    
La bellezza sta negli occhi di chi guarda dicono, ma poi il principe è un bluff e le spose promesse ritrovano la strada di casa uscendo dall'incantesimo della gara con le loro forze.
Se la ridono quando del principe non rimane che la tragica scarpetta, il pomo della discordia che una volta mangiato perde tutto il suo fascino.  
                                                                   
La figura drammatica dell'imbonitore anche lui aspirante principessa con il carico di un'indecisa identità sessuale, prende su di sé tutto il tragico senso della storia, non essere mai guardato per quello che si  è veramente fa soffrire .                                                                                                                                    
E' lui l'alter ego di qualsiasi Cenerentola e di qualunque diversità .   Ma anche Cenerentola non esiste, bisogna ridimensionare .  
Il  Peep Show, luogo del voyeurismo per eccellenza è il castello incantato in cui fare i conti con le proprie e altrui differenze.   Lo spettatore è invisibile , ma l'ondata emozionale che questo spettacolo, bello davvero, produce passa il vetro e arriva forte.                                                  
La compagnia del "Teatro la Ribalta - Kunst der Vielfalt ", spazio delle possibilità differenti,  ha realizzato un'opera a più livelli .  Il tragicomico uso della seduzione e  della bellezza giocano sul palcoscenico semovente i ruoli di comparse, dove il protagonista è lo sguardo sotteso e attento  a ciò che è vivo e reale e bello aldilà di qualsiasi diversità .

Gioia Francisci


"Un Peepshow per Cenerentola"     Teatro La Ribalta / Kunst der Vielfalt

in scena dal 6 al 10 giugno 2021 presso il   Teatro La Cucina     

nel  Festival   "Da vicino nessuno è normale"( 1 giugno - 14 luglio)

 Parco dell'ex Paolo Pini , via Ippocrate - Milano



martedì 4 maggio 2021

 Vorrei sapere per quale motivo la solitudine deve avere per molti solo un'accezione negativa . Non sarà anche questo un retaggio della nostra terribile educazione postmoderna e borghese che ci rimane incollata anche se l'abbiamo ripudiata, come macchie di un colore tremendo che non si riescono a togliere ?    Forse posso sembrare un po' irriconoscente, e sì lo sono, ma non penso si debba riconoscenza a qualcosa che non ti è servita per capire il mondo e forse dentro di te consideri anche abbastanza ipocrita.     La solitudine invece è solo una dimensione e quindi la indossi come un vestito, sta oltre la pelle. Può essere scomoda o molto confortevole e il suo scopo, nel tempo necessario, è perlopiù quello di rimettere in ordine le idee senza interferenze altrui, riconteggiare  le priorità o semplicemente stare  in  silenzio.   Si parla della solitudine non della desolazione che è un ben diverso stato d'animo, il primo ha a che fare con il bisogno di sottrarsi per ritrovare se stessi ed è una scelta, il secondo ha a che fare con l'abbandono o con l' abdicazione da sè.   Personalmente amo gli spazi della solitudine e se posso viverli nell'abbraccio della natura ancora di più. La socialità è un'altra dimensione, ne abbiamo molte, e implica una serie di regole perchè la vita condivisa ne ha bisogno per funzionare. Stare assieme agli altri, famiglia , amici , colleghi, nuove conoscenze  ... è una parte importante della nostra vita, a volte ci rende felici altre ci affatica o ci disturba addirittura, per questo abbiamo necessità di spazi solitari dove elaborare il vissuto o digerire la pesantezza di situazioni stressanti. La solitudine, la dimensione solitaria direi meglio è uno spazio che diamo al nostro Io per prendere respiro e tempo .  Allo stato attuale delle cose, per come ce la raccontano i media o per via della folle corsa in cui siamo trascinati tutti giorni, tra esigenze fittizie e desideri contraffatti dalla pubblicità la solitudine sembra assimilata solo al vuoto. Ma la solitudine non è assenza, ma una rete di sicurezza in cui lasciarsi andare per praticare l'esercizio difficile della consapevolezza di sè . 

Dopo questo lungo periodo di chiusure e clausure a causa della pandemia è evidente che si voglia tornare alla convivialità , ma io sento forte  anche il bisogno di mantenere degli spazi solitari dopo quest'anno "sabbatico " dalla  vita che conoscevamo ed a cui forse torneremo  cambiati.  Non penso sia soltanto una mia esigenza , ho notato sui social che c'è un sacco di gente che intraprende percorsi di cammino in solitaria o a piccoli gruppi, le strade preferite sono quelle legate a cammini eremitici o vecchie strade antiche da percorrere fuori dai consueti itinerari . Solitudine, cammino e strade boschive sembrano essere il mezzo per restituirci la fiducia e un ritrovato interesse verso le essenzialità dell'esistenza . 

 


sabato 1 maggio 2021



"Posò lo sguardo sulla statuetta  in stile  Thai  che  campeggiava sul tavolino di vetro 
e legno accanto al divano.  Era lì da tempo in un angolo, ormai invisibile.  Ora il  fatto stesso di guardarla di nuovo attentamente, la faceva emergere  dal contesto restituendole improvvisamente spessore.  Rappresentava la figura intera di una donna sottile, le mani giunte  i lineamenti  orientali  le vesti lunghe ed aderenti al corpo, forse una piccola dea . Così bella nella  sua finita  perfezione  si ergeva su di un piedistallo nero di pietra,  dritta ed allo stesso tempo fluida  nell'intaglio del legno che le dava forma ."


L'attenzione che si mette  nel guardare anche cose già viste apre spesso nuovi scenari e questo diventa un ottimo esercizio per ampliare la propria visione  e sperimentare la meraviglia .
Da quando nasciamo fino alla fine dell'infanzia impariamo a decifrare il mondo attraverso lo sguardo, traducendo in vocaboli e categorie sia le immagini che le nostre sensazioni a riguardo.    Crescendo diventiamo ancor più selettivi e meno attenti, affidandoci poi da adulti solo alle categorie  perché il linguaggio è definito e, riteniamo , sufficiente .
In effetti ci perdiamo per strada il ' meravigliarsi ' con tutto quello sfolgorìo di emozioni che si porta dietro.      Abbiamo l'impressione forse di aver già visto tutto e non guardiamo veramente  nulla. Significa  riuscire a togliere dal tutto il particolare,  dare spessore e far emergere dall' invisibilità ciò che guardando comincia a prendere altra forma .  
Tutto quello che vive o che è  "manufatto"  ha una sua multidimensionalità e come tale possiede diversi angoli di visuale.    A volte dimentichiamo di avere la possibilità di aprirci  a infiniti e nuovi  campi di conoscenza e attraversando l'esperienza della ' meraviglia ' poter accedere a  momenti di pura felicità.  Viviamo immersi in  vortici di stimoli accecanti e fugaci ed invece avremmo bisogno di un po' di silenzio e concentrazione .  Servirebbe una  disciplina che sviluppi bene la capacità di meravigliarsi,  non solo per rinnovare la nostra usurata visione delle cose e delle persone, ma perché si produca  in chi' guarda'  un cambiamento, una nuova consapevolezza. 


















    Una deliziosa statuetta lignea, probabilmente anche di fattura  antica comperata  in un            mercatino delle pulci  in  Francia unicamente per la sua bellezza e che rappresentava una        donna  o una dea  sottile  con le mani giunte e vesti in stile orientale, gli occhi a mandorla        socchiusi ed un sorriso enigmatico sul volto .

venerdì 30 aprile 2021

 "Secondo una tradizione giapponese i vasi rotti vengono aggiustati con una pasta contenente polvere d'oro, questo affinchè le crepe dei vasi ricomposti siano ben visibili e diano nuovo splendore agli oggetti restaurati che così tornano a risplendere anche nelle loro ferite "


Sarebbe bello poterlo fare anche con gli esseri umani, riempire i segni e gli squarci che la vita  ci procura, di polvere d'oro per dare un senso alle nostre ferite . Svuotarci la testa dai pensieri legati alla perfezione e ai doveri, alle costruzioni mentali azzardate e pensare il nostro tempo sulla terra come un passaggio d'esperienza.  Un percorso evolutivo, work in progress senza limite, se non la fine della vita stessa. Se è vero che la quotidianità con i suoi ritmi a volte sfiancanti ci obnubila la capacità di visione , è altrettanto vero che nella vita nulla è mai scontato . Lo dimostra questo strano e lungo periodo, che stiamo attraversando come si attraversa un ponte senza sponde e teso su acque turbinose . Chi poteva immaginarsi che la realtà distopica di un film catastrofico sarebbe diventata il nostro tempo corrente ?    Certamente non noi. Precipitati in un incubo un anno fa, siamo ancora alle prese con le soluzioni possibili e la libertà di scelta riguardo al vaccino. Ma nel microcosmo di una vita personale, nella fattispecie la mia, sono tante le modifiche che si sono avvicendate e che hanno richiesto nuovi adattamenti. Abbastanza naturale per un essere pensante con in più l'accelerazione che una situazione limite come quella della pandemia ha potuto provocare . Così le analisi e i pensieri nel tempo diluito della clausura forzata e del lavoro che non c'è hanno scorrazzato libere come bisonti nella prateria . Sono arrivata alla conclusione, si fa per dire, che io l'oro nella pasta per aggiustare i frammenti della mia esistenza lo metto e quando mi guardo ... lo vedo brillare lungo le linee delle fratture attentamente ricomposte .


giovedì 18 marzo 2021

Ci sarà una ragione se...

 L'imponderabile fa ormai parte della nostra vita. 

Quello che stiamo vivendo è la risultanza di numerosi fattori che in un' unica incredibile slavina si è improvvisamente manifestata come 'causa' del disastro. Una delle ragioni per cui viviamo un periodo distopico è che non abbiamo avuto abbastanza " Cura" .

 Il popolo degli umani,  grande colonizzatore della Terra, ha attraversato gli ultimi due secoli in completo disinteresse dei diritti e dei doveri verso gli altri e verso la natura stessa del pianeta, come un ciclone furibondo tra guerre e atrocità di ogni genere da una parte e tentativi di recupero disperati dall'altra. 

La 'politica', invenzione sociale in potenza ad alto grado di civiltà, non riesce a mantenere il suo obiettivo di regolare e disciplinare la vita civile umana e scade spesso in giochi di ' interesse privato in atto pubblico ' . Triste fine della democrazia intesa come luogo dei diritti garantiti e dei doveri assolti.

Ed in  questo quadro pieno di pennellate colorate che si accavallano il risultato a volte è il Nero , altre il Bianco. 

Siamo da un anno prigionieri di una Pandemia pericolosa e subdola e la Morte che noi occidentali cerchiamo perfino di non nominare  perché come parola sporca il fulgore delle nostre vite è entrata a forza nell'immaginario collettivo e senza tante scuse ci ha portato via parenti, amici e le nostre amate sicurezze. Inaccettabile soprattutto quest'ultimo affronto. Spaventoso il muoversi  libero e aggressivo di un virus nuovo e sconosciuto il cui unico scopo è quello di sopravvivere a scapito dei suoi ospiti e che salta da un umano all'altro senza nessuna distinzione.   C'è chi riesce a superare l'attacco in silenzio e vince senza quasi accorgersene , chi deve lottare e lascia sul campo di battaglia molta della sua forza e chi ne viene sopraffatto . 

Dopo un anno abbiamo creato una  difesa possibile, un baluardo costruito in fretta ma abbastanza forte da portarci oltre la spaventosa voragine in cui tanti sono precipitati . E' stato creato il Vaccino, unica via d'uscita . Ma ecco che si alzano le voci contrarie, quelle che vengono fuori dalle bocche di chi 'non si fida'  ne' della scienza  ne' della politica . Torme di persone completamente slegate dalla realtà che si assembrano e si parlano addosso , l'anno scorso addirittura manifestavano in piazza, rivendicando il loro diritto all'incredulità . Sbandierando la bandiera dell'ignoranza e del menefreghismo diventavano i corrieri preferiti dal virus , propagatori di malattia .

C'é sempre una ragione per tutto quello che accade, a volte non viene capita troppo presto e questo può essere un problema. 

Ho la sensazione che questo enorme , planetario " STOP "  sia arrivato adesso perché si sono accumulati troppi errori di valutazione e la corsa sfrenata in cui eravamo coinvolti ci ha resi ciechi e sordi . 

Personalmente non ho una fiducia smodata nella mia specie, la storia ci insegna che tra corsi e ricorsi  non é mai cambiato niente veramente. 

Ripartire a velocità diversa e con un margine maggiore di consapevolezza potrebbe essere la chance, ma l'umanità  adesso sembra in un vicolo cieco e con un passamontagna in testa,  se non ci togliamo di dosso il peso dell'ignoranza rimarremo in un tunnel senza luce .

La speranza deve stare dietro le intenzioni e non davanti, non é giusto usarla come bandiera ,  funziona meglio se resta tra  cuore e cervello, ci spinge in avanti .

mercoledì 17 giugno 2020

Diario di una vita sospesa .... ultimo capitolo

Peccato , si è persa un'occasione ed era forse unica o chissà.
E' stato come la parabola di un salto che finisce in un capitombolo .  La paura della  malattia, il dolore per le perdite di tante persone, la decisione delle autorità  (per una volta autorevoli) di farci star chiusi in casa per non dare al virus occasioni di sterminio maggiori di quelle che già sembrava avere, la morte che falciava vite di continuo, i medici che faticavano a contenere la bordata di malati che quotidianamente arrivavano in condizioni pessime agli ospedali.  Aggiungiamo la visione, stupefacente delle nostre città deserte ed uno strano senso di sentirsi tutti nello stesso gap, senza sicurezze e senza un presente conosciuto. Cominciava addirittura a serpeggiare la solidarietà, non parlo di quella dei volontari che c'è sempre e in quel frangente è diventata indispensabile e ben vista, no era come se ci fossimo resi conto che le diversità  che viviamo come motivo di disprezzo avessero perso di senso.  E' durata un po',  giusto il tempo di rimettere l'economia al centro della vita e poi un calcio ai buoni propositi eventuali ed un altro a coloro che corrono troppo piano.
Se nulla è veramente cambiato e stiamo tornando alla vita di prima con smemorata incoscienza, se la fretta di macinare il tempo negli ingranaggi del lavoro e dell'economia estrema in totale indifferenza verso lo stato sociale prenderà, come sembra, il sopravvento,  allora in qualche modo avrà vinto il Virus e in questo caso l'estinzione sarebbe il minore dei mali.
Faccio parte del consorzio umano ma in un momento come questo, più drammatico del periodo di "contenimento" me ne dissocio perché  credo che un cambio di passo sia dovuto e non sia procrastinabile .  Solidarietà tra le persone e protezione dell'ambiente vanno di pari passo e se rimangono parole scritte sui manifesti o raccontate in televisione non serviranno a nulla. Il cambiamento per avere la forza di un'ondata deve prima partire dalle singolarità e solo poi attraverso la presa di coscienza (attraverso un lavoro di educazione permanente ... che bel concetto !) arrivare a tutti gli altri .
La mia visione forse prevede un mondo più libero da affanni, mi rendo conto, ma da qualche cosa di essenziale bisogna pur ripartire .

martedì 2 giugno 2020

Diario di una vita sospesa

Bene siamo praticamente alla fine di questo lungo periodo di fermo immagine ...
Da domani si apriranno le porte metaforiche tra le regioni e tra gli stati ed il confinamento non sarà più tale . La "sospensione" che tanta parte aveva in questa mia sequenza di parole e significati non avrà più lo stesso senso.
Stiamo ancora sotto assedio del Virus, ma sembra che non si potesse concedergli di più di così e siamo ripartiti... per dove ancora non è chiaro.
La speranza di cogliere l'occasione per  un miglioramento generale è solo un'idea e già piccoli segni di tradimento delle aspettative si notano qui e là . Come un'ondata di fango su di un lenzuolo pulito ecco apparire chi cerca di mettere bastoni tra le ruote di ingranaggi faticosi solo per ignoranza  senza alcun intento costruttivo. Deleterio in un momento così delicato, come l'elefante in una cristalleria.
La cosa che più mi preoccupa  è il ritorno all'insipienza e alla volgarità del pensiero negazionista ed egoista. Quello che  crede solo in quello che gli conviene anche a scapito degli altri.
Come quelli che stanno fermi in macchina col motore acceso. Non li sfiora il pensiero di inquinare l'aria , semplicemente non pensano a chi gli passa accanto sul marciapiede.
Il discorso sul clima è sparito dalle argomentazioni politiche ultimamente, come se si potesse cancellare il pericolo che incombe. Tutta l'ammirazione ed il sincero stupore per la Natura e il suo riappropriarsi degli spazi urbani che tanto ci inteneriva da dietro i vetri delle nostre case ora è un esile ricordo,  inutile all'economia con cui si deve  fare i conti. Manca un pensiero coerente sul problema climatico tanto quanto manca il ragionare come comunità .
L'altro giorno ho visto in TV un ristoratore lamentarsi perché dei suoi sei ristoranti ne aveva dovuto chiudere due.  Non una parola per i dipendenti che hanno perso il lavoro, ma tante parole rabbiose contro il governo . Due su sei .... non c'è margine di redenzione, chi era centrato a guardarsi l'ombelico ha continuato a farlo.
"Noi" è una realtà indefinita e  "ce la faremo insieme"  una proposta non del tutto contemplata .
Certo poi ci sono anche le persone che fanno la differenza, ci sono e si sono viste nel momento del pericolo. Poi, come per una magia malvagia, quello che è stato fatto viene zippato dalla memoria collettiva in una manciata di pensierini e messo nel solaio della coscienza. Un posto da dove difficilmente si esce.
In questo momento transitorio da cui dovremo spiccare il salto, sperando di non sfracellarci sul vetro trasparente di un'altra ondata di epidemia, molti di noi non si sentono ancora sicuri e temporeggiano a porte aperte, altri si lanciano convinti che sia la miglior cosa . Nessuno dovrebbe credere che sia possibile salvarsi da solo, perché in gioco c'è il senso stesso del nostro vivere civile .
Infine  una considerazione, oggi mi sono accorta di quanto sia gradevole la città quando non è soffocata dalla gente, quando  camminare in Galleria ti consente di ammirare la stupenda pavimentazione a mosaico in tutta la sua bellezza . In questa  calda giornata di giugno non mancavano le persone a spasso, tutti o quasi, debitamente mascherati , ma non c'era una folla scombinata e fastidiosa oppure gli assembramenti all'entrata dei negozi o intorno a qualche guitto rumoroso e tragicamente ridicolo ...  Senza turisti, torniamo a  camminare da soli nelle nostre città così piene di bellezza e di storia e lo facciamo con piacere.
La città è testimone del fatto che siamo  una comunità , non solo un insieme di persone che vivono nello stesso luogo.

martedì 26 maggio 2020

Diario di una vita sospesa

In cosa credo ?
Ultimamente mi sono posta questa domanda in diverse circostanze, e sempre ho trovato estrema difficoltà nell'afferrare il lembo di una risposta possibile . Ho perso per strada molte delle mie credenze ed altrettante illusorie convinzioni. cercando di rispondere alla domanda delle domande con la mia stessa crescita personale, ovvero modificando le idee mano a mano che apprendevo nuove versioni della realtà . Ma la vita reale è incredibilmente sfaccettata e ci vorrebbe molto più di un'unica esistenza per poter vedere abbastanza da essere sicura di  averci capito qualcosa. In questo momento storico per esempio la labilità è in sé una certezza, ognuno si aggrappa a quello che ha messo radici più profonde dentro di lui . 
La fiducia è un compromesso tra noi e l'immagine di una presunta onnipotenza umana, l'immortale essenza che ci dà la consapevolezza.
Quando  dio  si è fatto uomo , la sua vicenda terrena ha risposto al bisogno umano  di trascendenza . Per alcuni però è stata la scusa per prevaricare chi aveva inventato modi diversi per divinizzare la vita, non c'è mai stata ne' pietà ,ne' compassione per i propri simili, così diversi. E la storia ne è un compendio molto articolato . Alla fine anche  dio è morto....
Io credo nell'onestà intellettuale di riconoscersi imperfetti eticamente e nella ricerca di un modo nuovo di convivere con le proprie paure e le proprie certezze, con le idiosincrasie e ciò che si ama . 
Voglio credere nella Possibilità ...

mercoledì 20 maggio 2020

Diario di una vita sospesa

La vita sospesa è il nostro nuovo quotidiano, nonostante gli sforzi di chi cerca di traghettarci verso il ritorno al vecchio modo di essere, facendoci credere che è tutto passato e di star attraversando una nuova era ,già pronti per il  "mondo nuovo". Sono storie bugiarde, la realtà di oggi è un filo teso sopra un  vuoto che ci costringono a chiamare "ponte". Prendere coscienza di questo è sicuramente meglio che avanzare con gli occhi bendati . Abbiamo avuto paura, forse non se ne è ancora del tutto andata e non dovremmo sostituirla subito con l'arroganza .
Lo so le mie tinte sono ancora troppo scure per questo momento di "passaggio"che ambirebbe ai colori dell'alba,  ma io esercito la prudenza . Lascio all'esuberante natura di questa primavera , acqua e sole, l'esibizione sfacciata dei colori e della luce che dura fino alla sera.
Sto un passo indietro per poter guardare meglio quello che realmente accade. A qualcuno non piace , a qualcun altro si .
Quando rileggo quello che scrivo in genere non penso nulla , solo che avevo la necessità di far uscire i miei pensieri, di far prendere aria alla massa anche un po' disordinata di cose che  stazionano nella mia testa .
Non penso a chi leggerà, perché un blog è sostanzialmente un diario e i miei lettori sono dei passeggeri che salgono su questo vagone di storie e ne ridiscendono, spesso lasciando solo  tracce digitali del loro passaggio, alcuni li conosco altri no . Non ho tempi da rispettare , ne' regole  per scrivere .   Ho raccontato il mio vissuto e un po' anche quello degli altri, attraverso i miei occhi .
Devo ammettere che la visione che propongo non brilla per positività e ottimismo e ne sono contenta perché rispecchia onestamente  il mio sentire . A volte l'ottimismo esibito suona come una stonatura in un periodo di vite sospese .
In questo tempo  "fuori tempo" in cui ci ha gettato un' inaspettata pandemia e la nostra presunzione di essere superiori a tutti gli altri abitanti del pianeta, discriminando perfino tra i soggetti della nostra specie ... incappare nella sospensione della vita come la intendevamo, mi sembra il minimo.
L'uso che facciamo di questo tempo è già piuttosto indicativo del futuro prossimo che ci attende oltre l'estate . La Terra vive di cicli e noi con lei, apriamo occhi e mente ed evitiamo di fare sempre gli stessi errori
Abbiamo una chance .... ma ce l'abbiamo sempre avuta davanti . 

martedì 19 maggio 2020

Diario di una vita sospesa

Sulle note calme e meditabonde delle Gymnopedies di Satie mi fermo a pensare stasera ...
Di cosa ho paura ?
Della violenza,  in tutte le sue forme non escluse quelle verbali. Lasciano graffi profondi che possono sanguinare anche molto tempo dopo essere stati inferti.  Anche solo il ricordo di un'ingiustizia subita o di un'offesa non replicata riesce a darmi fastidio e disturba i miei sonni. Ho una patologia dello spirito che mi  riconosco , non posso dimenticare mai ciò che mi ha ferito e nemmeno chi.
Come la corrente di un fiume, lenta ed inesorabile, la marea dei ricordi mi travolge, soprattutto di notte e capita che  si impiglino nella rete  della memoria proprio i peggiori , quelli legati ad un momento difficile o quelli che ancora dopo secoli ti graffiano. Alimentano le mie insicurezze .
Se è vero che sono le persone più fragili quelle che non riescono a dimenticare, io di questa debolezza col tempo ho imparato a farne scudo e così in qualche modo agli altri sembro un po' differente da come in realtà sono . Non amo mostrare le mie ombreggiature, mi travesto e indosso un abito mentale che possa nascondere i miei cocci, quando mi sento spezzata.
Da cosa devo difendermi ?
Dall'ipocrisia nelle sue forme più sottili che a volte scambio incredibilmente per lealtà , sbagliando per un''innata  fiducia negli altri . Non sono le bugie ma il veleno della malignità a disorientarmi, e così dopo la delusione quando vedo finalmente le persone per quello che sono le cancello dalla mia vista . I meccanismi difensivi che possiamo mettere in atto sono diversi alcuni molto efficaci, altri meno.  Ma è indubbio che tutti pratichino l'antica arte della difesa psicologica, con alterni risultati ovvio.
Questo lungo periodo di " contenimento" per esempio, ha amplificato da un lato i miei timori, dall'altro mi sta dando modo di esaminare le pieghe e gli stropicci della mia vita interiore .
Vorrei approfittarne per buttar via tutto quello che mi ingombra l'anima , non mi fermavo da un po', trascinata in avanti dal ritmo  della vita di "tutti i giorni", sempre pensando di aver altro tempo
per farlo.più in là....
Poi senza preavviso l'onda lunga della pandemia ci ha cristallizzati tutti in un modo di vivere diverso.  Ombra e luce, vita e morte, non c'è stata più scelta  tutto è arrivato insieme allo stesso tempo senza sfumature , crudamente reale. Ci siamo trovati ad un passo dal precipizio, tutti .
E così ci siamo fermati , il tempo che si è misurato in due mesi sul calendario  in noi è diventato indefinito.
Oggi che è stata riaperta la Porta della Ripresa, la paura che prima ci teneva nelle tane sta pian piano svanendo come nebbia al mattino.   Gli occhiali  da sole però non ci  basteranno , servirà molto di più per salvarci dall'ipocrisia di quel  "non è colpa nostra"  che continuiamo a dirci .
Si dovrà ricalcolare il tempo e dargli il peso giusto, aprire gli occhi sulla rovina che abbiamo procurato al nostro modo e mettervi rimedio . Accettare l'idea che la fragilità è un dato umano, a cui si risponde con la solidarietà. Abbiamo avuto un  monito.
La mia paura ora è che l'ipocrisia  sia la risposta assurda alla paura, che nascondere la testa nella sabbia abbia ancora una volta la meglio sulla voglia di cambiare registro .
Il mio desiderio invece è che il coraggio e la volontà di vivere una nuova consapevolezza non  ci abbandonino  .




domenica 17 maggio 2020

Diario di una vita sospesa

 Qualcuno mi ha detto che sto scivolando in una spirale depressiva,  non sono io è proprio la situazione che non è bellissima mi pare ...  forse non sono ancora capace ora di guardare oltre .
 Perché quando la vita è sospesa diventa molto difficile avvertire  la forza gravitazionale che ci teneva in piedi e viene a mancare la sicurezza .   Questo tempo distopico che ci è precipitato addosso e di cui  siamo completamente responsabili, assomiglia a quegli incubi in cui  scappare via è impossibile perché le gambe diventano pesanti e non siamo più capaci di salvarci se non  svegliandoci ...
Oggi   le nostre vite non sono più totalmente congelate nel confinamento come due mesi fa ed ora le misure sono decisamente meno restrittive. 
Ci barcameniamo tra le " aperture" promesse dalla fase due e i moniti del tipo  "ricordati che devi morire"  dei virologi che trovano questa fase un azzardo.
Per motivi diversi ed eventuali le nostre vite sono in un sorta di volo planato appena sopra acque scure e pericolose .
E' un'immagine, questa dell'acqua torbida, che ricorre ultimamente nei miei sogni  dove mi ritrovo a dover passare un guado o ad attraversare un ponte semidistrutto sopra  fiumi in piena .
Psicanalisi da manuale a parte,  la grande incertezza che abbiamo quasi tutti nel prossimo futuro fa percepire questa  paura primordiale insieme alla voglia matta di tornare a vivere al cento per cento,
e le due sensazioni cozzano tra loro .
Per la verità stasera ero partita con il desiderio di trovare qualcosa di bello e forte da mettere in conto all'inizio di questo nuovo portale da attraversare giusto domani, la "fase due ", per esempio una formula propiziatoria o un  pensiero felice, come quello che faceva volare i bimbi sperduti di Peter Pan .
Qualcosa di bello e vero c'è da ricordare in questa domenica di metà maggio che sta per chiudersi sul prossimo lunedi, e per me  è la forza gentile, l 'essenza  vitale di Ezio Bosso, la sua musica ed il suo speciale modo di raccontarla, che rimangono qui con noi oltre la sua morte .
E ancora le parole pacate e lucide di Massimo Recalcati quando ci ricorda che la libertà che tanto agogniamo adesso che l'abbiamo persa per un po', non può essere quella dell'individuo solo ma deve invece diventare quella di un'intera comunità , la società  a cui apparteniamo.
Dato che la libertà ha un senso solo se è sociale,  mai come ora abbiamo e avremo bisogno di esercitare la condivisione per immaginare il prossimo futuro.
Ezio Bosso diceva spesso che l'orchestra rappresenta la società ideale perché funziona bene solo se ognuno degli elementi dà il meglio di sé per il bene comune,  -"sei obbligato ad ascoltarti e ad
ascoltare "- tutti mettono un contributo per andare oltre, così che la musica venga rappresentata appieno  nella coralità . Una metafora  positiva e propositiva.
Alla fine questo è il messaggio e questa è la strada .



martedì 12 maggio 2020

Erik SATIE - Gymnopedies 1, 2, 3 (60 min)

Diario di una vita sospesa

Solo oggi dopo almeno due giornate in salita e piene di incresciosi momenti di crisi il mio orizzonte ha perso i toni scuri della tempesta ... anche se adesso fuori piove.
I buoni propositi comunque non sono serviti a niente nel momento della totale obnubilescenza e  dello sconforto non riesco mai ad attingere ad alcun gancio morale.  Nessuna frase edificante mi aiuta, la rabbia deve sbollire da sola.   A parte le mie personali difficoltà di digestione della convivenza e della situazione attuale, che in certi momenti mi fa venir voglia di
" buttarmi dalla finestra "  (citando per immagini  il film  "Figli" di G.Bonito, ma scritto da Mattia Torre un magnifico autore che ci ha lasciati soli in questa valle di lacrime ),  il disagio in genere poi mi porta a rocambolesche introspezioni che terminano tutte con la sensazione di aver  fallito su una serie interminabile di fronti....
Beh, poi mi riprendo e guardo la realtà in una chiave di lettura cosmica dove tutto non va mai come dovrebbe, compresa me. 
 Ma non funziona perché io sono intransigente soprattutto con me stessa, non mi accontento e non voglio nemmeno accettare tutto.
 A due mesi dall'inizio della pandemia e dopo aver attraversato i momenti emozionali del
"volemose bene che semo tutti uguali " e dell'immarcescibile  "andrà tutto bene " con corredo di bandiere e canti dai balconi,  siamo ora giunti con spaventosa puntualità al consueto Carnage politico, e cosa che non avrei voluto vedere,  alla lapidazione social di una ragazza cooperante liberata da un  rapimento terribile, solo perché è tornata ... cambiata d'abito e credenza.
Questo non è accettabile .
Siamo alla soglia di un ritorno, seppur lento e guardingo per alcuni, alla  presunta normalità delle nostre vite... perciò chi era becero e conformista prima lo sarà da ora in poi con rafforzata convinzione perché a certa gente nemmeno le catastrofi cambiano il modo di pensare il mondo.
Chi invece era più aperto e liberale , condizionato forse dalla paura che il Virus ci ha inoculato nelle coscienze, andrà in giro meno fiducioso.
Questa esperienza non ha aperto  ma chiuso cuori e sguardi alla fine,  perché non è stata la fiducia ma la paura a segnarci tutti .
In ultima analisi ( espressione odiosa nel corrente modo di usarla al posto del " quindi") la speranza che forse avevamo di intraprendere una strada di cambiamento sta miseramente cadendo pezzo per pezzo sotto il maglio della realtà di fatto .
Siamo esseri ingiusti e senza memoria.
Ma anche questo io non lo accetto per me

venerdì 8 maggio 2020

Diario di una vita sospesa

Ma quanto è difficile accettare ciò che non riesci proprio a sopportare ?
Prima della pandemia cominciavano ad essere molte le cose ( e includo anche alcune persone ) veramente titolate come insopportabili .  Se penso all'indietro mi sembra tutto un po' indefinito adesso, come se il presente avesse resettato o meglio nascosto sotto una patina la vita di prima. Non so bene se dipende da uno scoordinamento psicologico tutto mio o è così anche per altri, non se ne parla molto, ma il lockdown ( ...chiudi giù?) mi ha alterato in qualche modo  la percezione del reale .
Per certi versi mi sento come anestetizzata ,  il mio spirito è congelato in una sorta di
stand by   tutto quello che normalmente  viaggia nel profondo ora galleggia in superficie come i resti di un naufragio.  Vivo  da spettatore senza poter fare niente. Ma non c'è dolore in questo, solo attesa e stupore forse.
Le sensazioni invece sono come bolle di sapone che scoppiano in faccia e ti lasciano il viso bagnato,
una stretta alla bocca dello stomaco e le lacrime prendono la via dell'uscita senza nemmeno dare
un'avvisaglia...
(se mi ricordo bene l'ultima volta che mi è successo , avevo partorito da poco)
In un tempo come questo c'è chi cerca colpevoli da mettere alla gogna e chi guarda da un'altra parte.
Io non vedo nulla oltre questi giorni  e la cosa di cui sento maggiormente la mancanza oggi è la capacità, che ho sempre avuto finora,  di immaginare il domani .
La Visione che fa da traino alla mia vita dovrò cercarla , perché da qualche parte si è nascosta ...
Forse tra i fiori del mio balcone dopo un lavoro di giardinaggio che mi ha preso un pomeriggio intero, o tra le parole scritte da altri di cui mi sto nutrendo macinando libri di carta e digitali come se...
" non ci fosse un domani ".



martedì 5 maggio 2020

diario di una vita sospesa


Ed eccoci al  " Redde Rationem " la prova del fuoco , si vola o si resta al suolo.
Nella confusione delle notizie e nella profusione di consigli gratuitamente offerti fino alla nausea,
quello che ho capito è che non solo non è finita, ma rischiamo pure una ricaduta se dovesse mai
impennarsi  il contagio ...
Ora , ascoltare gli scienziati sarebbe l'ideale se anche loro non fossero per niente sicuri di quel che dicono e a volte non si disconoscessero gli uni con gli altri.  La ridda di pareri , decreti governativi e regionali se non comunali (vedi Opera) personalmente mi dà la sensazione di stare in una lavatrice settata solo sulla centrifuga. Il giramento di testa e di palle è assicurato.
Devo aver paura di andare oltre i 200 metri da casa  o posso muovermi con la scusa di fare attività motoria ?   E gli amici sono congiunti , solo se sono "amici veri" ...  il festival della prosopopea .
Tra catastrofisti e superficialisti ( non si dice ma fa lo stesso) il sistema nervoso di molti sta alla frutta,  mi chiedo se forse non sono un po' bipolare anche io che non riesco a stabilizzarmi su di una sensazione . E poi anche le rassicurazioni benevole e volenterose non mi convincono più tanto anzi , sinceramente, le scritte arcobaleno " andrà tutto bene" che i primi giorni mi commuovevano ora mi danno un fastidio ... fisico.
Stasera di   ritorno da un lungo giro ( ho deciso di camminare) con fermata in una piccola libreria abitata da un libraio entusiasta  di aver due clienti in  negozio , narratore seriale  praticamente un uomo trailer, pensavo  che sì ...  camminare fa bene e poter di nuovo vedere i negozi timidamente aperti mi ha riempito  di speranza più di tante parole sui social . 
Bella la città che sembra svegliarsi da un sonno millenario , durato in effetti solo due mesi . Il rigoglìo della vegetazione mi mette il dubbio che senza il solito traffico  metropolitano  e senza gli umani tra i piedi,  la natura cittadina abbia saputo esprimersi al meglio questa primavera . Sarà stato anche il silenzio chissà...
In ogni caso siamo tutti fuori come se ci fossimo anche noi svegliati da un sonno letargico, un po' in "punta di piedi "  osservando dettagli scontati , come i fiori nei prati del BAM ( Biblioteca degli Alberi di Milano)proprio sotto piazzale Gae Aulenti , con occhi pieni di meraviglia . Questo mi piace.
Sembra che la gente abbia recepito  il messaggio della prudenza , tutti con mascherina e guanti rispettando le distanze .  E questo è  rassicurante.
Dopo due mesi di piccoli spostamenti , giusto per la spesa, stasera sono piuttosto stanca .
Avendo macinato non so quanti km  tra andata e ritorno a casa, sono giunta alla conclusione che non ho la vocazione della maratoneta e la prossima volta prenderò la bici .

martedì 28 aprile 2020

Diario di una vita sospesa

E siamo arrivati ad una settimana circa dal primo tentativo di ritorno alla " normalità"... la nostra tanto desiderata vita di prima. La fase due .
Guardiamo con nostalgia leggermente cariogena a quello che abbiamo lasciato, passaggi in metropolitana,  colazioni al bar,  traffico cittadino, camminare e trovarsi con gli amici in centro sabato sera, domeniche di festa con la famiglia tutta, per non parlare dello shopping e in genere  tutto quello che adesso si definisce con il termine indistinto di " libertà " e che ci è stato tolto solo per proteggerci .
 Adesso siamo un po' più vicini a riprenderci tutto, ma vogliamo davvero tutto quello che avevamo ?
Ho la sensazione che siano passati molto più di un paio di mesi, questa precarietà dell'esistenza che si è fatta avanti nei nostri giorni ci fa un po' sentire come se fossimo seduti sul bordo di un vulcano attivo.
 La mancanza reale di sicurezza, che nessuno ci può onestamente dare  è il sottofondo di questo tempo.
Perché a  vivere senza le garanzie minime non ci siamo abituati e allora dobbiamo attingere ognuno alle proprie  risorse personali, che sia fede o fiducia , ottimismo pernicioso o realismo efficace ci servirà qualcosa che abbiamo conservato dentro di noi , per riprendere il cammino.
E  non si potrà subito correre perché dietro l'angolo "l' incoronato " aspetta solo qualche nostra mossa falsa per attaccarci in massa.  Lo sappiamo .
Il desiderio di uscire dal contenimento stretto ci mette  in uno stato d'animo strano,  siamo contenti  e allo stesso tempo infelici ... la preoccupazione avanza come una nebbia serale, ci toglie il sonno.
Si vedrà ...
Se si sta avvicinando un tempo di nuove sfide , mi auguro che si possa accantonare  tutto quello che è decisamente inutile .
Qualcuno ha parlato di un nuovo Rinascimento questa volta sociale ... se non entreremo tutti come pecore nello stream dei desideri di massa  forse qualche vita potrebbe cambiare e fare luce anche ad altre .
Sarà dura , ma nessuno ha mai detto che fosse una cosa facile  rivoluzionare la vita .
Se hanno un senso la resilienza o la resistenza è solo in una prospettiva di cambiamento.



domenica 26 aprile 2020

Diario di una vita sospesa

" In ultima analisi, noi contiamo qualcosa solo in virtù dell'essenza che incarniamo,
   e se non la  realizziamo, la vita è  sprecata "
   C. G .Jung

La frase è leggermente inquietante alla  luce del vissuto di questi ultimi anni, così poco incline a dare spazio al valore dell'essenza della nostra vita da esseri ... umani.
Però ha senso perché mai come adesso l'essenza potrebbe presentare il conto del lungo periodo di misconoscimento e distrazione . Chi ha  trascurato di occuparsene si  troverebbe con un  gran vuoto da gestire in termini di angoscia, perché  quello che siamo, la parte più interna di noi è quella che ci qualifica come essere umano, con desideri e volontà .
Oggi che di tempo ne abbiamo saremo poi capaci di riconnetterci con noi stessi al punto da ritrovare gli antichi codici , aprire  vie ed essere felici , come lo è solo chi mantiene una connessione con l'anima unica e collettiva che ci  respira ancora dentro ?
Non so, ma a volte vedo qualcosa che riconosco nello sguardo leggermente incredulo che abbiamo quasi tutti in questo momento.  Come se la paura di aver perso qualcosa di sicuro si confondesse con il desiderio di cercare qualcosa d'altro. Si parla del futuro incerto che ci aspetta ora che l'impalcatura dei nostri piccoli mondi è franata, ma c'è anche la sensazione di aver davanti l'occasione di un cambiamento.
La tragedia è un paradigma da cui si esce con la consapevolezza che la precarietà della nostra vita ci può indurre a vivere meno in superficie, dando  alla nostra  essenza  il suo ruolo,  quello di guida.
Come una stella polare .
L'alternativa è il senso di vuoto.



sabato 25 aprile 2020

Diario di una vita sospesa

Una primavera così brillante di luce e di colori forse non la vedevamo da un po'.
Sarà perché c'è meno particolato nell'aria o forse perché sono bastati due giorni di pioggia in un mese di sole per lucidare le foglie degli alberi e togliere la patina dell'inverno.  Non so ma mi sembra tutto nuovo, certo ogni anno arriva la primavera , ma questa è davvero speciale così carica di desideri ed aspettative e allo stesso tempo con un lato oscuro .
Ombra e luce di  questa stagione sono delineati così fortemente ora,  paura e speranza, dolore e fiducia, morte e vita... mai come adesso le categorie con cui da sempre l'umanità ha interpretato il mondo sono evidentemente caratterizzate.  Pendiamo da un lato o dall'altro a seconda di cosa ci è capitato di vivere. Siamo in balia di eventi che non siamo riusciti a controllare, questo virus ha sparigliato le carte, ha cambiato gioco e giocatori. Ci ha messo tutti alla stessa berlina
E mentre noi ci fermiamo  coll'intento di dare al maledetto Covid  meno occasioni di rubarci il respiro, il resto del nostro mondo va avanti . Tutto ciò che non è umano si muove, vive lentamente ed ineluttabilmente.  Così  crescono i germogli sulle piante e  i fiori riempiono di colore i balconi delle case . Si avvicinano alla città animali selvatici , increduli di vedere un pezzo di mondo che prima gli era proibito ed ora sembra  libero da predatori .
Davvero una primavera eccezionale questa.
Siamo ancora capaci di meraviglia, forse perché quello che di solito era scontato l'abbiamo visto entrare nel territorio indefinito delle probabilità e ci sfuggono i contorni di questa nuova realtà.
Infine eccoci,  dopo due mesi di   "quarantena"  siamo arrivati quasi al traguardo della
 " libertà cautelare", ovvero potremo muoverci di più, andare a lavorare e tornare gradualmente ad una specie di normalità.   Una nuova vita comunque in compagnia di mister Covid ...
Io sono divisa tra due stati d'animo diversi, da una parte non vedo l'ora di potermi muovere oltre i confini del mio quartiere, dall'altra temo di dover ritornare alla frenetica vita di  "prima" al suo disordine e all'invadenza dei miei simili.    Se c'è una cosa che ho apprezzato in questo lockdown è stato il silenzio e la capacità di rispettare le regole della gente. Nonostante la stanchezza e la paura del contagio c'era qualcosa di liturgico nello stare in coda davanti a banche, supermercati ed edicole.
E qualcosa di tenero nel desiderio di comunicare un sorriso solo con gli occhi .
Non sono sicura che questa pandemia  tragica, ci abbia cambiato così tanto da far prendere alla nostra vita quotidiana futura un ritmo più attento alle cose fondamentali. No non credo.
Io però lascerò che per me quello che è cambiato nella forma delle cose, tracci dentro il mio percorso una via possibile e diversa.  Desidero uscire da questa esperienza diversa da come ne sono entrata.
Voglio dare alla  "Possibilità" l' occasione di aprire porte e finestre e di far entrare aria nuova.
Perché sento che questa primavera è più splendente del solito e sarebbe un peccato lasciarla andar via senza aver colto i suoi frutti.
E poi oggi è il 25 aprile.
Giorno memore della Liberazione dal regime nazifascista e per quanto riguarda l'oggi giornata in cui una parola come  Resistenza  potrebbe fare ancora la differenza .


venerdì 24 aprile 2020

Diario di una vita sospesa

Cosa ci manca di più ? ...
A me,  camminare liberamente, andare in bici al parco , fare shopping , non avere la mascherina che ti soffoca ( lo so che serve e che c'è gente che la tiene tutto il giorno al lavoro), incontrarsi con le amiche , bere un caffè al bar, le cene del sabato sera con gli amici , e poi mi manca non poter raggiungere mia madre che abita in un'altra regione ed il resto della mia famiglia .... l'elenco si fa lungo e sembrano banalità a confronto della tragedia che ci ha investito come una valanga.  Ma la verità è che sono proprio le cose semplici, cui non si dava molta importanza
nella vita di ieri, perché si facevano e basta, quelle che mancano  di più nella vita di oggi.
Per esempio, dopo due mesi a vedersi solo su skype o wapp comincia a mancare la terza dimensione dell'essere umano, la fisicità  con annessi abbracci, strette di mano e baci di conforto. Come se fossimo partiti per un viaggio interstellare lontani anni luce.
E di cosa riempiamo le nostre giornate ?
Certo ci sono molte cose da fare avendo più tempo a disposizione e devo dire che le ho fatte, per esempio sono riuscita a far partire una  macchina da cucire, oggetto misterioso comprato in un momento di grande fiducia nelle mie potenzialità da multitasker e che giaceva  nell'armadio in stato di completo abbandono. Ci ho messo un pomeriggio ad infilare l'ago e il rocchetto sotto la plancia, lanciando maledizioni a chi l'aveva costruita  e poi finalmente sono riuscita a cucire delle tendine per un separè che poi dovrò ridipingere. Ora è lì con l'ago ancora infilato e non oso spostarla  per paura di non riuscire a farla ripartire se mi servisse ...
Beh,  poi ho riorganizzato gli spazi nella dispensa e ricollocato  vari oggetti in cucina, secondo un criterio personale di ottimizzazione, col risultato che ora non trovo più niente .
Per non parlare della pulizia della casa e poi della cucina che mi ha dato grandi soddisfazioni, ma adesso non so cosa farei per un sushi decente nel mio posto preferito.
Leggere libri . Questo lo facevo anche prima e sono una lettrice seriale, che quando mi attacco ad un autore passo in rassegna tutto quello che trovo sia digitale che cartaceo. Ora leggo quello che ho in casa e mi sono accorta che rileggere è come farlo in un'altra lingua, si colgono cose che prima erano come sfuggite, perse nello scorrere della storia. Io leggo come se fossi su di una canoa, scivolo sulle parole trasportata dal racconto e a volte anche a testa in giù completamente immersa. Leggo veloce perchè seguo un'essenza,  mi fermano solo a volte delle frasi o parole che come un grosso sasso  mi  fanno  rallentare e seguire un filo di pensieri. Sono veloce, li mangio i libri.
La rilettura mi ha dato immagini che avevo perso , parole che mi erano sfuggite.
Se c'è una cosa che ci ha dato questo periodo di contenimento è il tempo, che dilatato nella vita da lockdown  ha reso alle nostre giornate il giusto numero di ore e minuti che le comprende.
Il  "rallentamento " ci ha riportati un po' tutti a considerare quanta vita si possa perdere correndo come matti dietro al ... tempo.

martedì 21 aprile 2020

GEORGE MICHAEL-THE STRANGEST THING (LYRICS ON VIDEO)

Diario di una vita sospesa

Hmpf  (sospiro)...
La sospensione delle attività, non proprio tutte perché bisogna pur mangiare e procurarsi cibo e qualcos'altro, porta ad un rallentamento non solo della motricità in generale, ma anche delle percezioni.
 Intendo dire che personalmente mi sto forse abituando al silenzio delle strade vuote, allo scorrere del tempo lento della quarantena e quando esco per la spesa la puzza dello scappamento di qualche rara automobile mi dà fastidio, così come un rumore forte.
Esattamente come quello che mi ha svegliato stamattina . I giardinieri del condominio hanno deciso che era arrivato il momento di tagliare l'erba, nonostante la pioggia ... una decina di martelli pneumatici avrebbero fatto meno rumore. Chissà perché non usano più i rastrelli . Nemmeno un doccia calda mi ha fatto passare il malumore.
Mi chiedo, al risveglio da questa specie di incubo  distopico come ci riprenderemo la nostra vita  ?
Vivo  a Milano non a Manarola .
Posso immaginare che la città possa tornare presto a girare freneticamente su stessa come una giostra, nell'obnubilato modo di prima dello "Stop da Coronavirus " .
Perché una cosa è certa,  ci siamo improvvisamente resi quasi tutti conto che vivevamo come dei criceti sulla ruota . Felici della nostra gabbia che chiamavamo ... lavoro, casa , metropoli , la nostra Vita. ... Oppure, e questa potrebbe essere un'opzione, ci aggireremo dapprima un po' spaesati e soli  (senza turisti) prendendo le misure della nostra nuova esistenza da  ricominciare,  con un passo di danza  diverso... dall'hip hop  al pas de deux ...
Mantenendo  però le debite distanze di sicurezza perché S.M. il Coronavirus non ci lascerà ancora per un po'.
Probabilmente abbiamo ancora qualcosina da imparare ...

sabato 18 aprile 2020

diario di una vita sospesa

Se almeno  riuscissi a fare yoga ... sembra che chi lo pratica goda di una particolare visione delle cose , anche quando " le cose" non vanno proprio benissimo....
Alla fine non so più nemmeno bene cosa mi manchi di più, se la libertà di movimento o l'idea della libertà . Sono stanca stasera, in testa mi girano i numeri che hanno dato al Tg per spiegare l'andamento di questa pandemia, penso che parlino troppo e l'accatastarsi di sproloqui e probabilità espresse in cifre non solo non dà tranquillità alla gente ,ma la confonde ancor di più se è possibile. Ora siamo al balletto delle colpe, chi ha sbagliato? A chi intesteremo la responsabilità di tutti questi morti ? Chi si prenderà quella del " liberi tutti" ? Ma tanto siamo alle solite perché il gioco sociale del rimpallo degli oneri è già iniziato e non abbiamo ancora finito di piangere chi non ce l'ha fatta.
Che strano paese è questo che assomiglia al Teatro dell'Arte, Pantalone ,Arlecchino e tutti gli altri pupazzi colorati.   Questo è un paese difficile da amare per quello che mi riguarda .... buonanotte

giovedì 16 aprile 2020

Diario di una vita sospesa

Periodo di quarantena , vita chiusa ... buttarsi su libri e cucina sembra essere diventato
molto comune. c'è molto più tempo per correggere certe "imperfezioni" della nostra precedente vita che rivista col senno del poi sembra un film a velocità doppia. . E' incredibile come il ritmo lento della quarantena dopo più di un mese mi sia entrato nel cervello al punto che se guardo un film , una storia ambientata  a Milano nei giorni della "folle corsa", cioè fino a due mesi fa circa, mi sale un po' di ansia,  mi gira la testa ... come fossi una tartaruga in pieno traffico cittadino ...
Quando mi alzo al mattino i miei bioritmi spingono ancora all'accelerazione, ma per poco perché  poi ricordo che stiamo tutti in stand by e che non si può più correre nemmeno per sport....
non serve al momento, c'è tutto il tempo .
Tranne poche categorie , da non dimenticare per il loro prezioso lavoro che continua, gli altri sono in un tempo nuovo, molto poco metropolitano, il tempo dell'inizio di un possibile ed inusitato nuovo modo di stare al mondo. Chissà se riusciremo a cogliere l'occasione di cambiare e di toglierci dalle spalle la "scimmia dell'Anticipo", quella sensazione di essere sempre indietro, troppo e via a correre con la lingua di fuori.
Siamo fermi, rallentati, in coda senza rabbia  rassegnati o rasserenati ?
Ci manca il contatto fisico ( siamo italiani) e con le mascherine sul viso dovremo o imparare a sorridere con gli occhi .
Forse stiamo praticando la pazienza come un'esperienza pedagogica.
Vita chiusa nelle case, che più pulite di così non sono mai state e di cui stiamo apprezzando almeno il fatto che ci facciano da nido sicuro.
 Abbiamo lasciato sole le nostre città offerte alla dittatura del silenzio ed alla libertà prudente degli animali selvatici ...
In questo momento di accidentale ristagno delle frenesie e con la morte che vola  sopra gli ospedali portandosi via gente in continuazione, come al solito senza guardare in faccia nessuno, camminiamo nelle nostre scarpe come sulle uova, in tasca un misto di paura , sgomento e in fondo , scivolata in un buco della stoffa ma raggiungibile con un dito ... ecco la speranza

mercoledì 15 aprile 2020

diario di una vita sospesa

13 aprile 2020 ...Pasquetta

Che giornata lunga e pesante...
Nubi  cariche di brutti pensieri mi aleggiano nella testa
grigi senza nemmeno una nuance color speranza...
Oggi sento forte il peso di quello che
ho paura di riconoscere
e si palesa come un tuono fragoroso,
il battere di un cuore umano moltiplicato per miliardi di volte,
profondo e forte, il cuore affaticato della nostra specie
che teme di perdere
il potere sul mondo che ha costruito e che
nonostante tutto continua a vivere con la leggerezza del falco
sospeso sulle ali di un vento  indifferente
mentre gli animali , sorpresi di poter attraversare una strada
senza incontrare predatori umani
continuano con naturalezza la propria vita ...
La primavera è iniziata come ogni anno
cosa c'è di diverso ?
Un virus, maledetto
che saltando da una specie qualsiasi
Coronavirus disease 2019a quella della potente lobby umana
 ha fatto la differenza,
 cioè quello che noi abbiamo fatto per secoli ...
ci ha sterminato e fermato
in una forma di glaciazione sociale
ha fermato il nostro tempo
rallentato le nostre vite
...insopportabile ...
tutto a causa di un virus
incoronato non si sa da chi...


                                                                                 


Holly

Holly
"..Davvero pensi che non ti abbia capito..."

Lothlorien

Lothlorien
" Là dove tutto il mondo s'incontra in un solo nido"